POVERTÀ EDUCATIVA E CITTADINANZA ATTIVA

Come un grande sasso nello stagno. Così può risultare il duplice bando sulla povertà educativa, che è nato in seguito un accordo tra Governo italiano e Fondazioni di origine bancaria. Con 115 milioni per interventi a favore bambini e adolescenti, esso ha mobilitato mondo del terzo settore e istituzioni scolastiche.

E’ una buona notizia. Che apre però su un panorama allarmante circa la qualità della nostra educazione. Ne parlano ormai tante voci autorevoli, compresi molti docenti universitari

Articolisti del Corriere della Sera evidenziano da tempo le carenze dei nostri sistemi educativi, indicando in esse una vera emergenza nazionale. Con genitori che si sentono soli, senza riferimenti e spesso impotenti davanti a “no impossibili” con i loro figli. E’ pressoché dissolta, sostiene Vincenzo Polito, un’alleanza tra scuola e famiglia, basata su valori fondanti e condivisi. Susanna Tamaro parla di vera rinuncia dell’istituzione scolastica al suo ruolo educativo. E il nostro stesso Ministero, sottolinea, non è dell’Educazione come di norma in altri Paesi, ma semplicemente dell’Istruzione, con il rischio di andare distruggendo un collante costruito per secoli nella nostra cultura

Tablet, lavagne interattive e modernizzazione informatica possono trasformarsi in supporti fumogeni, dentro un quadro, osserva Ernesto Galli della Loggia, fatto di “un’accozzaglia di corsi e attività”. Anche perché, egli osserva, lo stesso Stato italiano sembra avere abdicato all’idea di educazione, a partire dagli anni 80.

I due bandi per una maggiore qualificazione educativa a favore di bambini e adolescenti restano comunque un buon segnale. Ogni crisi infatti può avviare un mutamento in positivo, se almeno spinge a riflettere e ad attivarsi. Singolarmente e insieme. Perché l’educazione è frutto di ambiente: familiare, scolastico e sociale in genere. E, in una società frammentata e disconnessa, cercando di creare un sistema di rete educativa.

Volendo immaginare nella nostra realtà territoriale una rete sociale efficace per l’educazione, dobbiamo vederla come un contesto d’interazione storico-culturale che intende assumere l’educazione come compito comune. E’ l’idea della cittadinanza educativa, ormai variamente declinata in varie parti d’Italia e d’Europa.

Su questo impegno nel 2013 è sorto a Pordenone un gruppo di volontariato (ASFE, Associazione per lo Sviluppo della Formazione Educativa) che intende promuovere sensibilità e formazione educativa. Al suo attivo ha già la realizzazione di 12 corsi di formazione, l’avvio di un sito informativo e l’organizzazione di quattro convegni territoriali, imperniati su tematiche educative emergenti e arricchite da esperienze locali positive.

L’ASFE crede fortemente nella logica del seme. Sa che il mare è fatto di gocce. Volendo collaborare con persone, enti pubblici e privati, sa che ci sono ampi spazi per una implementazione educativa, per la famiglia, la scuola, il mondo dello sport e di un tempo libero ricco di grandi potenziali formativi. Ora sta gettando un sassolino nello stagno. Con la speranza che pubblico e privato, di fronte a un’ormai diffusa povertà educativa, sviluppino un senso di vera cittadinanza collettiva, orientata a mobilitarsi concretamente per l’educazione delle nuove generazioni.

Giorgio Tònolo, presidente Asfe