PER UNA CITTÀ EDUCATIVA

La campagna elettorale a candidato sindaco di Pordenone, che a suo tempo ha vivacizzato un periodo di attese collettive, ora, a elezione avvenuta, può diventare un’opportunità concreta di riflessione sociale. Una lettura trasversale dei vari progetti, di ampio respiro o con indicazioni di dettaglio, si presta infatti ad una valutazione sulla qualità complessiva dei programmi dei singoli candidati e delle forze politiche di sostegno.

Si sa che i politici cercano di intercettare o interpretare i desiderata degli elettori: riproducendoli o guidandoli in senso migliorativo. A me sembra che l’argomento dell’educazione, che è un vero cardine qualitativo di una collettività, sia stato solo sfiorato nelle varie garanzie di impegno elettorale. Le attenzioni sono state dedicate alla vita economica, all’urbanistica, alle strutture più diverse della realtà cittadina. Un interesse vivo per i bambini, per i ragazzi e per chi li educa, nell’insieme dei programmi sembra più da interpretare in filigrana che da cogliere con un evidenza esplicita: anche su temi come la scuola, la famiglia, la salute, la stessa cultura.

La scuola è sì ambiente di edifici sicuri, di contrasto al bullismo e all’abbandono scolastico, ma è anche e soprattutto luogo di formazione dell’uomo e del cittadino.
L’attenzione alla salute, volta a garantire i servizi sanitari e assistenziali, va anche intesa come promozione e cura del benessere affettivo, esistenziale e relazionale dei cittadini. Una salute dunque che va considerata non solo in prospettiva medica, ma come sostegno al processo di sviluppo positivo della persona lungo tutto l’arco della sua esistenza, affinché sia in grado di affrontare i compiti specifici in ogni tappa del suo ciclo vitale. Ed è quanto vale anche per la famiglia stessa che, al di là dei sostegni economici e dell’assistenza sociale, ha bisogno di supporti nella sua evoluzione interna ed esterna, in un periodo di crisi che la sta investendo sotto il profilo relazionale ed economico, organizzativo e psicologico.
Se il tema della cultura apre certamente a spiragli di elevazione umana, comporta pure il rischio che essa venga concepita principalmente come fruizione intellettuale o estetica per categorie privilegiate. Come proposta integrale dovrebbe possibilmente includere in modo chiaro anche l’orizzonte della crescita valoriale delle nuove generazioni, verso un futuro che esse stesse siano in grado di costruirsi.

In genere tra gli adulti, come pure nei programmi dei vari candidati, il domani dei nostri bambini o dei nostri giovani fa trasparire più preoccupazioni che speranze. La speranza nasce dalla vera conoscenza delle difficoltà e quindi dalla capacità di individuare cause e rimedi efficaci per aprire a miglioramenti effettivi. 
Sul bullismo, ad esempio, abbondano per lo più soluzioni di rimedio frettoloso e non riflessioni sulle cause complesse e sui rimedi adeguati. In verità il bullo dà segni di disadattamento già nel suo ingresso alla scuola dell’infanzia e pertanto non si creano cambiamenti al fenomeno convocando genitori sconcertati, oppure invocando le forze dell’ordine o promuovendo interventi di tamponamento con équipes di psicologi presso gli istituti scolastici.

Di fronte al sussulto sociale per i femminicidi che hanno toccato anche il nostro territorio oppure per i fatti frequenti di abuso di sostanze da parte di adolescenti in età sempre più giovane, bisogna rendersi conto che è con l’educazione precoce e continua che si prevengono gli atteggiamenti di violenza e di disagio sociale. Il sostegno educativo alla famiglia, la qualificazione degli educatori dell’infanzia e dei docenti lungo tutto l’iter scolastico esigono dalla politica un atto di fede coraggioso e maturo.

Sono un atto di coraggio sociale, perché l’investimento su ciò che non darà riscontro visibile è andare oltre se stessi, è capacità di non pensare al plauso garantito. Inoltre una politica impegnata per l’educazione è una scelta sociale matura, perché diviene compito di vera fecondità: la generatività, come vertice di un’esperienza di uomo e donna, anche sotto il profilo sociale è un prendersi cura di chi viene dopo di noi, è capacità di produrre creativamente valori da condividere a raggio esteso.

Analizzando attentamente i programmi dei molti candidati, vi traspaiono valori legati ad una cultura solo parzialmente post-materialistica. Se questi riferimenti restano un semplice riflesso del mondo valoriale dei cittadini, allora siamo di fronte al rischio di una politica senza capacità di innovazione e lungimiranza. 
Un impegno serio per l’educazione parte dalla cura dei soggetti già dai primi anni della loro esperienza umana. E’ documentato che un impianto sano nel periodo infantile favorisce uno sviluppo armonico e duraturo, a livello emotivo, intellettuale e sociale. E più è tenera l’età dei soggetti, più qualificata dovrebbe risultare la formazione dei loro educatori.

Ci auguriamo che l’impegno di chi ci amministrerà abbia a cuore la famiglia e i legami familiari e sociali positivi, perché da queste basi partirà il senso di partecipazione e di corresponsabilità dei cittadini. Sono le radici più sicure del nostro domani, anche se non potremo vedere i frutti delle scelte attuali.
E’ una prospettiva possibile creando sinergie fra tutte le forze vive della società, di pubblico e privato sociale, di gruppi e persone. E’ una visione in cui la guida amministrativa della Città potrà diventare un riferimento di significati e valori, “un canale distributivo di umanità” per l’intera collettività.